La curva a
fiocco di neve si ottiene mettendo insieme un numero infinito di
triangoli equilateri sempre più piccoli. La figura finale ha in
comune con un fiocco di neve sia la simmetria che la
delicatezza.
La frontiera (contorno) di tale figura è in
effetti quella che viene chiamata curva a fiocco di neve. Non è
autosimile nella sua interezza ma è composta di tre parti,
identiche a meno della scala, ed ognuna autosimile.
L'esempio
forse più noto è una linea di costa. Contrariamente alle curve
matematiche di solito studiate in fisica, che sembrano molto
regolari (diritte) se sufficientemente ingrandite, una linea
costiera appare piena di rientranze ed estroflessioni
indipendentemente dalla scala utilizzata.
La dimensione frazionaria o frattale è un concetto più
raffinato. L'idea fondamentale è che entità come la curva a fiocco
di neve siano in qualche senso unidimensionali, ma al tempo stesso
troppo circonvolute per poter essere chiamate curve nel senso
corrente in matematica. Per trovare la dimensione della curva a
fiocco di neve si procede in questo modo:
si prende un triangolo con lati di lunghezza 1;
a metà di ciascun lato si aggiunge un nuovo triangolo di
lato pari a 1/3 di quello del triangolo precedente;
lo stesso si fa per i lati liberi di ciascun triangolo.
Ad ogni passaggio la lunghezza del confine si
incrementa costantemente di 1 (da 3 a 4) e quindi tende all'infinito ,
nonostante che l'area della figura frattale rimanga inferiore
all'area del cerchio circoscritto al triangolo di partenza. La
dimensione viene calcolata in questo caso come rapporto fra i
logaritmi.
D = log 4 / log 3 = 1.2628...
Autosomiglianza e dimensioni frattali tendono ad andare di pari
passo.
L'insieme di Mandelbrot
L'iterazione
L'iterazione
è il procedimento fondamentale che permette di studiare, con il
computer, l'evoluzione di un modello matematico.
L'iterazione ha inizio a partire da un valore iniziale, detto
seme , che rappresenta lo stato iniziale del sistema. Quando lo stato
del sistema è descritto da due variabili, è rappresentabile con un
punto su un piano; quando le variabili di stato sono tre abbiamo un
punto in uno spazio a tre dimensioni, e così via.
Lo spazio nel quale
viene rappresentata l'evoluzione del sistema è chiamato spazio delle
fasi .
Una volta definite le
operazioni che regolano il procedimento iterativo, lo stato finale
dipende solo dallo stato iniziale, ossia dal punto rappresentativo
dello stato iniziale del sistema. Il punto rappresentativo,
durante l'evoluzione del sistema, percorre una traiettoria nello
spazio delle fasi.
Traiettoria del punto rappresentativo dello stato di un sistema
Facciamo un esempio.
L'iterazione che prende un punto P del piano, ne calcola la
distanza dall'origine, ed elevandola al quadrato ottiene il punto
successivo, e così via per un numero infinito di volte, conduce
ad una frontiera molto semplice, costituita dalla circonferenza di
raggio 1. Tutti i punti interni alla circonferenza finiranno con
il convergere verso l'origine, tutti i punti esterni alla
circonferenza fuggono verso l'infinito, tutti i punti sulla
circonferenza rimarranno sulla circonferenza. I punti sulla
circonferenza sono la frontiera tra due regioni che presentano un
comportamento dinamico radicalmente diverso.
Il
punto A precipita nell'origine, il punto B resta sempre dove si
trova, il punto C fugge verso l'infinito. I punti che precipitano
sull'origine sono colorati in rosso. In blu i punti della
fontiera.
Le immagini frattali non sono altro che rappresentazioni di questo
tipo, le quali presentano una caratteristica aggiuntiva, che le rende
estremamente interessanti: nel caso dei frattali, la frontiera tra
regioni di punti che presentano un comportamento dinamico diverso, è
molto strana, di una stranezza che la fa apparire complicata, ma che
nasconde qualcosa di più della semplice complicazione, qualcosa di
concettualmente nuovo, che impareremo a chiamare complessità .
L'esempio successivo è fondamentale. Esso, infatti, ci introduce
nel mondo dei frattali. Supponiamo di avere un sistema, per il quale
abbiamo ricavato un modello matematico che, una volta discretizzato,
conduce alla formula iterativa seguente:
Zi+1 = Zi 2 + C
In cui Z e C sono due numeri complessi. Per C=0, la situazione è
identica a quella dell'esempio precedente: Il confine tra l'insieme
dei punti per cui l'iterazione diverge e l'insieme dei punti per cui
l'iterazione converge verso un punto fisso (l'origine), è la
circonferenza di raggio unitario del piano complesso.
Per il
momento assumiamo che il valore iniziale di Z, che d'ora in avanti
chiameremo seme , sia sempre zero. Il nostro scopo diventa allora
quello di studiare l'evoluzione dell'iterazione precedente al variare
del parametro C, sempre con lo stesso seme.
Ovviamente,
poiché l'iterazione non può essere condotta fino all'infinito,
occorre imporre un limite. Assumiamo dunque di ripetere l'iterazione
per 150 volte, e di discriminare i valori di C per cui, dopo 150
iterazioni, il modulo del numero complesso ottenuto è minore di una
certa quantità, per esempio minore di 2. Il parametro C viene fatto
variare all'interno di un rettangolo. Assumendo come vertici del
rettangolo gli estremi (-2.25,0.75) sull'asse reale e (-1.5,1.5)
sull'asse immaginario, e di colorare in nero i punti (valori di C)
per cui dopo 150 iterazioni il modulo è maggiore di 2, si ottiene la seguente
figura:
Si tratta, evidentemente, dell'insieme
di Mandelbrot in bianco e nero. Per ottenerlo a colori il trucco è
quello di assegnare un colore per i punti che soddisfano la
condizione dopo 150 iterazioni, un altro colore per quelli che la
soddisfano dopo 149, e così via.
Prendiamo
ora un punto qualsiasi sull'insieme di Mandelbrot e Indichiamolo con
il simbolo Cp. Il suo colore, in questa discussione, è ininfluente.
Sia, ad esempio:
Cp = -0.12375+0.56508i
Ripetendo
l'iterazione con questo valore di C, e facendo variare invece Z,
otteniamo una nuova figura. Al solito ogni punto (ogni valore di Z)
viene colorato, ad esempio in bianco o nero, oppure con una scelta
tra più colori, eseguendo un test sul modulo di Z dopo un certo
numero di iterazioni.
Si ottiene, in tal modo, una nuova figura, che è chiamata insieme
di Julia , dal nome di Gaston Julia, un matematico che, durante la
prima guerra mondiale, insieme a Pierre Fatou, ne studiò le
proprietà.
Con
un altro valore di C si sarebbe ottenuta una forma diversa
dell'insieme di Julia associato. In sostanza, quello che per il
momento ci preme sottolineare, è che l'insieme di Mandelbrot
costruito con il seme: Z0 =0 può funzionare come indice degli insiemi
di Julia. Come abbiamo visto, questi si ottengono assegnando a C un
valore scelto sull'insieme di Mandelbrot, e facendo invece variare Z,
all'interno di un rettangolo sufficientemente ampio del piano
complesso.
N.B.: con il termine "sufficientemente
ampio" non si intende un intervallo di dimensioni maggiori di
una soglia precisa, dal momento che le relazioni tra l'insieme di
Mandelbrot e gli insiemi di Julia sono di tipo topologico , ossia
fanno riferimento alla forma, e non al dato quantitativo. Il
rettangolo deve essere sufficientemente ampio in relazione al tipo di
condizione imposta (numero di iterazioni e numero di possibili
colori), affinché si sia in grado di cogliere a vista la struttura
topologica degli insiemi ottenuti.
Insiemi di Julia corrispondenti a punti dell'insieme di Mandelbrot
L'autosomiglianza di scala
E' importante affrontare il problema del nome che viene dato a
queste rappresentazioni. Esse vengono chiamate frattali, dal latino
fractus, che significa spezzato. In effetti, la prima cosa che ci
colpisce in queste immagini è la forma dei contorni, che appare
estremamente frastagliata. Vi sono anche, tuttavia, delle ampie zone
uniformi. Quale è la ragione di tutto ciò?
E'
come se, in alcune parti della figura, si fossero scontrati due
partiti, uno che voleva usare un colore, e un altro partito che
voleva usarne uno diverso. E' un po' come quando il mare e la
terraferma si confrontano, ora vince l'uno ora l'altro, e il
risultato di questa competizione è la costa frastagliata, colma di
insenature, apparentemente senza alcuna regolarità. A ben pensarci,
tutta la natura è impegnata in una grande lotta, intrapresa tra
tutte le sue parti. Riflettiamo ancora sulla natura della costa di un
continente, che possiamo definire come la regione di confine tra il
mondo acquatico e il mondo delle terre emerse. In questa regione non
vi è un dominatore assoluto: ad ogni livello di scala , la costa
mantiene questa sua proprietà di zona di confine.
A seconda del
gioco delle correnti marine, dei fenomeni di erosione, e di tutti gli
altri eventi che concorrono alla dinamica del sistema mare-terraferma
in un certo tratto di costa, questa può assumere, ad una certa scala
dimensionale, forme diverse: può essere frastagliata, oppure
lineare. Tuttavia, ad una scala dimensionale diversa, una costa molto
frastagliata può apparire lineare, e, viceversa, una costa lineare
può mostrare un numero insospettato di insenature e sporgenze. Ad
ogni livello di scala la situazione può cambiare , e magari possiamo
scoprire che un determinato motivo, ad esempio un golfo di forma
semicircolare, compare e scompare in funzione della scala di
rappresentazione adottata.
La situazione, sostanzialmente, non cambia se definiamo la zona di
confine in modo più astratto, come abbiamo già fatto costruendo
l'insieme di Mandelbrot a due colori: In quel caso abbiamo colorato
di nero i punti che, dopo 150 iterazioni, erano diventati, in modulo,
maggiori di 2, e di bianco tutti gli altri. Con delle condizioni
appena più complesse, possiamo colorare la zona di confine con un
numero maggiore di colori.
Possiamo interpretare l'insieme di
Mandelbrot come la rappresentazione orografica di un atollo, in cui i
colori sono proporzionali al livello delle terre emerse e alla
profondità dei fondali. Accanto ad ampie zone regolari, notiamo che
la zona di confine presenta un alto grado di irregolarità . Isoliamo
allora un tratto di costa, e proviamo ad eseguire una successione di
ingrandimenti, ossia una "zoommata". Nell'esempio che
abbiamo preparato, è possibile osservare la ripetizione di due
forme: la cardioide e l'insenatura .
Si noti la
somiglianza alle diverse scale. Questo fenomeno è detto, per
l'appunto, autosomiglianza di scala . Il fenomeno
dell'autosomiglianza di scala ricorda i successivi ingrandimenti
della fotografia di una costa. E' impossibile capire, dalla sola
forma, a che livello di ingrandimento la foto è stata scattata.
L'autosomiglianza di scala è un fenomeno molto diffuso in natura,
e, a ben pensare, appare strano che non sia stato notato per così
tanto tempo. Senza l'aiuto della matematica, forse, avrebbe
continuato a sfuggire all'osservazione filosofica, e sarebbe stato un
vero peccato, poiché si tratta di un concetto ricco di
interpretazioni, che induce ad ipotesi molto suggestive. Esso sembra
suggerirci che, sotto l'apparente diversità delle forme, si cela
l'infinita ripetizione di un numero finito di motivi elementari,
l'alfabeto del linguaggio della natura.
Questa
immagine frattale, ottenuta con un semplice algoritmo, sembra
composta da un numero infinito di minuscole copie di se stessa.
Benoit B. Mandelbrot , (Varsavia 1924), uno dei padri
fondatori della geometria frattale